domenica 31 agosto 2008

Le morti di Ian Stone


Regia: Dario Piana
Durata: 1 h e 27 m
Il giovin virgulto chiamato Ian Stone nasconde un segreto nei recessi della memoria. Al fine di evitarne il ricordo viene ucciso da alcune malvage entità che lo fanno rivivere in altri contesti e in diverse situazioni temporali.

Best

5 - First Stone



I dieci minuti iniziali incuriosiscono con la prima palingenesi del nostro: da studente hockeysta a colletto bianco per una multinazionale, rievoca alla mente l'ottimo Quantum Leap ma ogni buon proposito finisce tutto lì.

4 - Devil's Stone



La diabolica Medea è interpretata da Jaime Murray, già volto televisivo nelle serie Hustle e Dexter. Accento fortemente british al servizio di una voce che è tutto un sussurro, ha lo sguardo un po' ambiguo di chi farà strada anche al cinema. Magari non nel solito ruolo da psicopatica, però.

3 - Standing Stone



E' la Gola Profonda dispensatrice di utili suggerimenti e raccomandazioni nonchè il personaggio meglio approfondito nei sette minuti totali in cui appare su schermo.

2 - Phrometeus Stone



La scena della tortura è sfacciatamente pleonastica ma dolorosa quanto basta a reggere la candela del sofferente ciclo vita-morte-vita, peccato si siano giocati la carta migliore a un quarto d'ora dalla fine...

1 - Feared Stone



Le entità immortali si cibano delle forti emozioni altrui, prediligendo la paura. Il soprannaturale parassitario che si alimenta in via empatica ha riuscita evocativa da vendere e anche nel film se ne intravede qualche fugace guizzo di potenzialità (la sequenza nella metropolitana o quella ospedaliera col bambino), ahimè inespressa dall'assurda voglia di mostrare gli spiritelli in nero.

Worst

5 - Stone Reloaded



A un certo punto i cattivoni si presentano pacchianamente agghindati come se fossero appena usciti da Matrix. Del cinema non si butta via nulla ma solo una cronica mancanza di idee potrebbe spingere al rovistamento nei guardaroba altrui.

4 - Detective Stone



Ad ogni nuovo reset vitale Stone continuerebbe ad ignorare il suo passato e chi sia realmente, se non fosse per i dubbi instillatigli dagli stessi mostroni. Perchè se uno si ritrova ombre che lo spiano da dietro le tende di ogni casa e omaccioni che lo pedinano a due metri di distanza con sguardo torvo... prima o poi qualche domanda se la dovrà pur porre! Le motivazioni delli dimòni diventano così talmente farsesche da sciogliersi più velocemente di un'improvvisata boy-band giunta alla fine delle sue copertine.

3 - Stone Age



Pur senza avere ricordo della vita precedente, Stone è fin da subito consapevole della nuova situazione in cui si viene a trovare. Sia nel caso si passi dallo studente all'impiegato o dal taxista al tossicodipendente; non si avverte alcun senso di spaesatezza. Semplicemente ricomincia la solita tiritera fuga+uccisione. Questo, oltre a generare buffe incongruenze, vanifica gli spunti più divertenti del plot base (vita nuova in nuovi contesti alla Quantum Leap, appunto).

2 - Damned Stone



Si cibano di paura, dicevo. E invece di andare il sabato sera al multisala che programma un horror migliore di questo, si portano avanti col lavoro uccidendo gente. Per strada, nei centri abitati, ovunque capita. Sono immortali e neppure tanto invisibili ma nessuno sembra averne mai sentito parlare. Sembrano fatti di computer grafica quando si vedono da lontano e di plastica quando sono vicini. Dice che hanno la capacità di distorcere la realtà e di viaggiare fra diversi piani dimensionali ma invece di dominare l'universo passano il tempo uccidendo Ian Stone. Saranno fessi, sti mostri...

1 - Rolling Stone



A parte che non si capisce perchè abbia la caratterizzazione fisica di un'avizzita rockstar con la permanente, diversamente bionda rispetto agli altri della sua specie... ma i poteri? Insomma, la capacità di uccidere i suoi ex-compagni di merende è assai banalotta e riservata al solo utilizzo della mano-lama mentre il tanto miracolato dono della vita viene glissato da una dissolvenza in bianco e tanto caramello. Troppo fumo e venticello spirituale ma niente arrosto; lo voglio, mi è stato promesso!

giovedì 28 agosto 2008

The Orphanage


Regia: Juan Antonio Bayona
Durata: 1 h e 45 m
Laura torna nell'orfanotrofio in cui ha vissuto da bambina, intenzionata a rimetterlo a lucido e ospitare giovani disabili. Assieme a lei il marito e il figlio adottivo, Simon. Proprio la scomparsa del ragazzino sarà elemento cardine fra presente e passato, mentre alcune presenze soprannaturali faranno emergere un oscuro mistero sepolto nelle fondamenta della casa.

Best

5 - Guillermo del Toro



Ci crede fin dallo script mettendoci parte dei finanziamenti e soprattutto il nome, durante la promozione pubblicitaria. Ne segue i passaggi produttivi da vicino, lasciando libertà totale a Juan Antonio Bayona (pur evocando quest'ultimo alcune influenze da La Spina del Diavolo). Infine caldeggia il film alle major statunitensi che lo acquistano per distribuirlo in sala, dimostrandosi un produttore dalle mani d'oro.

4 -
Il filmato di repertorio



Girato benissimo e montato meglio, il filmatino giunge a metà film ponendo sotto nuova luce (o meglio penombra) i trascorsi nell'abitazione/orfanotrofio. E l'inquietudine s'impenna!

3 - Rivelazioni



Laura ritrova il figlio. I motivi della scomparsa vengono brillantemente introdotti con notevole valenza narrativa, priva di didascalismo e inutile verbosità. Un colpo di scena che non cerca l'effetto sorprendente a tutti i costi ma trova in fatalità e coerenza le sue armi più efficaci. Lasciando il segno a lungo.

2 - Tomàs


Presenza costantemente angosciosa e dal tragico passato, il sacco di juta dai lineamenti maldestramente abbozzati ne è ideale avatar, impressionando ad ogni sua silenziosa apparizione.

1 - Firm de paura



Suggerisce molto e svela poco, lasciando spazio all'immaginazione e alla percettibilità sensoriale. Riesce a turbare giocando su intense atmosfere ed espedienti tradizionali, senza l'ausilio di computer grafica o effetti speciali. E' la vittoria dell'horror pieno che torna alle sue radici più profonde, pur arricchito da esperienze moderne. Derivativo ma con gusto, conferma lo stato di buona salute della produzione orrorifica spagnola ed europea in generale.

Worst

5 - Pensierino della sera



"Come protanno fidarsi a lasciarci i loro figli, dopo questo?"
Da una manciata di ore ti è scomparso il tuo, di figlio, e vai a farti simili paturnie... Forse lo sceneggiatore era in pausa caffè e qualche burlone di passaggio gli ha fatto uno scherzo modificando i dialoghi di questa ilare sequenza, boh..?!

4 - Il gioco degli indizi



Il passatempo preferito dai fantasmini consiste nel lasciare alcuni indizi della loro presenza che i viventi dovranno recuperare in giro per casa, giungendo infine al "premio" ultimo. Si bazzica dalle parti di Shyamalan senza considerare l'enorme lezione di Amenabar, privando i defunti della loro dignità eterea. Peccato.

3 - Shock in my Town



Grossolano effettaccio da raudo sotto la poltroncina, malevolo all'interno di atmosfere giocate di fino (pur non prive di riusciti colpi bassi).

2 - La seduta spiritica



Un gruppo di studiosi dell'occulto è testimone della dimora infestata. Gerardine Chaplin in un ruolo piuttosto sciocchino. La parte più cialtrona o quantomeno la più superflua.

1 - Tarallucci e aranciata amara



Si intuisce dove andrà a parare il tutto quando in una scena iniziale viene citato Peter Pan. La fiabetta conciliante con i bambinelli stretti attorno alla mamma-amica è una caduta di stile non minore del finale consolatorio. Un po' di coraggio e cattiveria in più non avrebbero guastato. Così sembra il mellifluo compitino scritto in bella che perde qualcosa nel passaggio dalla più sincera brutta copia.