lunedì 10 novembre 2008

Zohan - Tutte le donne vengono al pettine


Regia: Dennis Dugan
Durata:1 h e 52 m
Zohan (Adam Sandler), superagente del Mossad, aspira ad un futuro da parrucchiere. Per realizzare il suo sogno si finge morto e si trasferisce a New York, dove inizia a lavorare in un salone di bellezza gestito da un'avvenente palestinese. Qui attira l'attenzione di vecchi e nuovi nemici...

Best

5 - Ballata del tristo venditore

"Quando entri in un negozio di elettronica, non puoi più uscirne.."
La laconica affermazione è dell'amico israeliano di Zohan che gestisce un piccolo negozio di apparecchiature hi-fi. Segue la presentazione dei lavoratori al suo interno, immigrati negli Stati Uniti con alte aspirazioni e nobili ideali ma costretti, loro malgrado, ad un'occupazione di fortuna. Riflessione più arguta dell'apparenza sul suicidio del sogno americano.

4 -Gli illustri camei

Dal meglio al peggio:
John McEnroe (8)
Henry Winkler (7)
Dom de Luise (6,5)
Chris Rock (6)
Mariah Carey (4)
La media, rigorosamente non matematica, è pienamente sufficiente.

3 - Il Fantasma

John Turturro è l'improbabile nemesi del nostro; terrorista palestinese con vocazioni imprenditoriali. I duetti fra i due sono fra i momenti più alti dell'intero film.

2 - Politically (s)correct
Al contrario di Borat (altro mediorientale in gita statunitense), Zohan non denuncia ipocrisie e incoerenze insite nella società americana facendosi veicolo di continue provocazioni. Il messaggio questa volta è interno, più diretto ed esplicito anche se meno efficace e funzionale. Quantomeno non invasivo, benchè fortemente vicino alla satira moralista (tra i due belligeranti il terzo li strumentalizza).

1 - Agente in azione

Tolta ogni velleità contenutistica, a reggere la baracca rimane esclusivamente la fisicità del personaggio - in bilico fra parodia e fumetto supereroistico. L'attacco alla base terroristica è un pout pourri di trovate e invenzioni, travolgente la nuotata in stile delfino.

Worst

5 - Il trailer



La voglia di mostrare troppo durante il lancio promozionale non risparmia neppure Zohan. In due minuti di trailer viene riassunto l'intero film e mostrate alcune fra le gag migliori, togliendo qualcosa alla sorpresa della scoperta.

4 - Rob Schneider

Schneider non è mai stato un talento comico e probabilmente neppure un bravo attore, forse anche per questo motivo rende meglio nei ruoli di secondo piano. Oramai presenza fissa nei film dell'amico Adam Sandler, offre qui un'inguardabile performance nel ruolo dell'immigrato palestinese. Vano il tentativo di nobilitarne la partecipazione con un inserto di zoofilia platonica.

3 - O.V. free!

L'interpretazione di Sandler viene uccisa dal doppiaggio di Riccardo Rossi, diretto dall'esperto Manlio De Angelis. Zohan parla con una mesticanza di cadenze e accenti (perchè il francese?), risultando più falso di quanto già non sembri. E benchè la prova richiesta in fase di doppiaggio fosse assai ardua, il risultato rimane ben al di sotto delle pur minime aspettative.

2 - Iranian Gigolò

Vedere Zohan strusciare il pacco sulle teste di arzille e compiaciute ottuagenarie potrebbe divertire la prima, forse anche la seconda volta. Ma non si poteva proprio fare a meno di basare mezzo film su un tanto povero espediente comico?

1 - Il "potrei ma non voglio"..

Il conflitto arabo-israeliano viene liquidato da una pur sagace battuta ("stanno combattendo da 2000 anni, non può durare ancora tanto..") e l'occasione per ridere sulla questione palestinese è persa in favore della spiccata caratterizzazione di Zohan. Personaggio che inizialmente funziona ma dimostra presto quanto corto sia il suo fiato. Affrontare temi di forte attualità necessiterebbe di meno fendenti erotomani e più stoccate ilari in punta di fioretto, meno accomodanti banalità volte alla trita guasconaggine e più coraggio nel seppellire il perbenismo con una risata. Anche se grossolana.

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