giovedì 19 marzo 2009

Watchmen


Regia: Zack Snyder
Durata: 2h e 42m
Ogni generazione ha bisogno dei suoi supereroi ma ciò vale in misura maggiore per la generazione vissuta negli anni ottanta.

Best

5 - Dr. Manhattan



Del bigolo al vento lascio ridacchiare gli xx-enni immaturi presenti in sala. Parliamo dei primi piani. Il personaggio appare autentico seppur la sua autenticità sia volutamente resa impercettibile. Mi riferisco non alla resa della pelle ma alle pause che spesso si concede, sospensioni quasi teatrali che lo rendono non solo fedele alla controparte fumettistica ma paradossalmente anche più umano degli attori in carne ed ossa.

4 - I titoli di testa



Riassunto necessario che in una manciata di sequenze illustrative racconta e collega quanto è dato sapere. Sequenze bidimensionali che la camera attraversa in profondità, mostrando i personaggi nel loro fulgido apice e nella lora massima miseria. Poco, eppure così tanto. Snyder sceglie di raccontare il necessario, lanciando il rimando accumulativo e il non detto come implicita estensione alla visione estesa. Si rimette all'indole dello spettatore, delega volontaria e dichiarata; ciò che ti serve sapere lo intuisci chiaramente, il resto lo puoi approfondire da te... Un richiamo al recupero degli aneddoti e delle postille già scritte.

3 - Rorschach



Snyder simpatizza per lui (e probabilmente per la sua ideologia) e ce lo fa notare in ogni sequenza in cui appare, rendendolo il personaggio maggiormente empatico e drammatico della storia. Nel film l'amicizia fra Rorschach e Gufo Notturno viene suggellata in più di un'occasione laddove nella graphic novel si avvertiva un certo distacco nelle sue relazioni all'interno del gruppo (giustificato dall'indole comportamentale ai limiti del negativo). Viene soprattutto falciato e pesantemente modificato il passaggio che delinea l'ambiguità morale fra estremismo conservatore e giustizialismo vendicativo del personaggio (il racconto del caso sul pedofilo). Ma Rorschach funziona, rimanendo epicentro attivo dell'azione e positiva tracimazione antitetica alle conclusioni finali.

2 - Cosa resterà di quegli anni ottanta



L'anacronismo dell'età attoriale è a tratti bislacco (20/30enni che nella finzione dovrebbero essere prossimi ai cinquanta..) ma fortunatamente viene salvaguardato l'emisfero sociale e temporale della vicenda: i distopici anni ottanta immaginati da Moore. Dimostrandone la contemporaneità dei contenuti e del linguaggio, attuali senza necessità di decontestualizzazione.

1 - Il racconto nel racconto



Ogni inquadratura, ogni immagine è fatta di dettagli, piccoli particolari che possono passare inosservati ad occhio poco attento e curioso. Foto e ritagli di quotidiani che spiegano i personaggi, narrandone antefatti e legami. Perchè Watchmen è prima di tutto un vibrante atto d'amore nei confronti del materiale originale, un vano tentativo di accarezzarlo con la consapevole certezza di non poterlo mai realmente sfiorare. Ce la mette tutta e riesce nell'impresa, formando un'identità complessa ma omogenea, cinematograficamente circolare benchè amputata di alcune sue parti.

Worst

5 - Muzika



Desolation Row rifatta dai My Chemical Romance non può chiudere un film del genere. Dovresti lasciare la sala con un peso addosso, lo stesso portato dagli Watchmen. Non chiedo lirismo inopportuno ma una partitura sommessa, magari elettronica. Un requiem (non necessariamente quote/mozartiano) che ti accompagna all'uscita con quel senso di consapevole disagio. Ma il problema della musica legata alle immagini percorre tutto il film. Oltre all'Halleluja (il caso più eclatante, considerato il rimando significativo) si avverte una disomogeneità fra musica e montaggio. Ritornelli banali o messi un po' a casaccio (The Sound of Silence, 99 Luftballons) e partiture giustamente azzardate nell'ammiccamento ma manieristiche nel risultato (Wagner e il Vietnam). Come se io mettessi dei bellissimi fotogrammi privi di attinenza al testo. Da uno che nell'estetica musicale ci lavora da sempre mi sarei aspettato maggiore coraggio e voglia di sperimentare o quantomeno un uso del cantato più congeniale al racconto (infatti quando capita funziona benissimo, come nei titoli con The Times They Are A-Changin' o nella sequenza con All Along The Watchtower).

4 - Sex time



Le ipotesi sono due. O Snyder non ha capito la funzionalità dell'accoppiamento su Archie oppure ha frainteso la fiammata finale facendone intera allegoria comica. Nel fumetto l'amplesso è necessario perchè identifica il ritorno della passione non solo erotica ma soprattutto vitale, intesa come appartenenza a un equilibrio finalmente ritrovato. Snyder esplica troppo senza andare davvero a fondo. Avrebbe potuto fare una cosa machista col gufo che scopa torridamente eiaculando come neppure Peter North oppure una più adeguata partecipazione intuitiva coadiuvata dalla metafora finale. In ogni caso non puoi mettere Halleluja in sottofondo. Soprattutto se è la versione originale di Cohen. Perchè se no fa ridere, diventa una scena esorcizzante che arrivati al secondo ritornello supera il ridicolo involontario. Troppo destabilizzante e divergente da un elemento fondamentale che Moore ha trattato con misura e significanza.

3 - Botte a Karnak



Lo scontro risolutivo è proprio malriuscito. I personaggi vengono privati della fisicità "reale" determinata fino a poco prima (ossa spezzate, braccia rotte e tutto il resto). Si picchiano sbattendo la testa contro angoli spigolosi, rialzandosi subito dopo come se niente fosse. Non solo; volano. Ozymandias spicca un balzo del tutto innaturale, appeso ai suoi cavetti invisibili. E uno si chiede.. perchè? Perchè buttare in vacca il realismo iperfigurativo fino a quel momento raccolto (con le sue emoglobiniche esagerazioni) in una sorta di superscontro fra personaggi apparentemente sovrumani? Viene veicolato un messaggio sbagliato e falsante che annulla l'evidenza principale del gruppo d'idioti mascherati col potere di cambiare la società (nel bene o nel male).

2 - Ozymandias/Goode




Si vede quanto basta per non istillare il dubbio nello spettatore, viene tratteggiato come viscido trascinatore di folle ma sembra una sorta di Berlusconi che col premier e con Patty Pravo condivide lo stesso pusher di botulino facciale, tale è la mancanza di contrazioni muscolari nel volto. Dei Watchmen è non solo il meno credibile ma anche il meno consapevole del proprio ruolo. Quando col ciuffetto scomposto dice "mi sono obbligato a sentire ogni singola morte" (nel film apice emozionale del personaggio) sembra un perverso villain che percula gli astanti. Il pianto finale sarebbe bastato per cambiare qualcosa, invece l'assenza di emozionalità in Veidt vanifica parte del sacrificio degli Watchmen che al contrario viene avvertito come merito in linea con l'idealismo snyderiano. Rimane un carattere inespresso e di questo ne soffre tutta la parte finale. Bad.

1 - Finalità



Ottimo l'espediente ma le conseguenze sono solo apparentemente simili. Mentre nel fumetto si avvertiva un'autentica partecipazione globale nei confronti della minaccia aliena (avvertimento extraterrestre, comunque fuori dalla conoscenza acquisita e quindi pretesto nullo..), nel film viene data la colpa a doc Manhattan. La soluzione è suggestiva (i Watchmen sono portatori non solo del fardello consapevole ma anche della fine della loro stessa esistenza) però funziona assai male all'interno del film. Per tre motivi. Il primo è la mancanza di suggestioni utili al naturale lascito delle azioni di Veidt (vedi sopra). Il secondo è l'assenza dell'amplesso/elaborazione del dolore a Karnak, per cui la coppia sembra non accusare il colpo tanto che già nella sequenza successiva si prodiga in discorsi frivoli e sessualmente ammiccanti (come va lì sopra e come va lì sotto; è ora di portarlo fuori ecc.. ecc..). Il terzo, beh.. il terzo è il più importante ed è l'uscita di Dreiberg alla domanda "pensi che ce la faremo?". Risponde più o meno: "ce la faremo finchè penseranno che Jon li stia osservando". Come dire "finchè gli uomini si cacano in mano se ne staranno buoni perchè se no Dr. Manhattan s'incazza". Stravolgerebbe il senso stesso della graphic novel se non fosse per la risposta "so cosa direbbe Jon: nulla finisce, nulla ha mai fine..".. Portavoce edulcorato e assai sbrigativo del finale pensato da Moore, decisamente più pessimista nei confronti dell'umanità.

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