lunedì 12 gennaio 2009

The Wrestler


Regia: Darren Aronofsky
Durata: 1h e 45m
Randy "The Ram" Robinson, wrestler stagionato e un'esistenza senza prospettive, costretto a campare fra lotte in circuiti di terz'ordine e occupazioni occasionali. Fino a quando il cuore smette di reggere e gli viene effettuato un bypass...

Best

5 - Call of Duty IV



"E' un gioco di guerra, gli altri Call of Duty sono basati Seconda Guerra Mondiale ma questo è sull'Iraq"
La percezione di vita vissuta dentro ad una cupola eighties incapace di adattarsi al moderno, passa anche attraverso l'azzeccata metafora videoludica fra vecchio (il NES con l'autocelebrativo gioco di wrestling) e nuovo (il ragazzino che illustra la differenza fra Call of Duty IV e gli altri titoli della serie). Il personaggio di Randy viene costantemente spiegato per vie indirette, con l'ausilio di soluzioni atte a renderlo ruvidamente anacronistico.

4 - Cicatrici



Avete presente Mel Gibson in Arma Letale 3? Per corteggiare la Russo si mette ad elencare le proprietà di ogni cicatrice. Inutilità edonistica funzionale all'indole guascona del personaggio. Qui avviene la medesima situazione ma sebbene la sequenza possa sembrare chiamata e forse anche sempliciotta, trova in ogni solco della pelle una traccia di esistenza nostalgica, romanticismo libero da qualsivoglia travaglio e incidenza. In definitiva, mappatura di un percorso verso cui fare non vanto bensì giustificazione del proprio status. Perchè non è vero che tutto è finzione o sceneggiata e The Ram lo porta scritto addosso; tumefazioni come i tatuaggi di Memento.

3 - Randy "The Ram" Robinson



Ovvero Mickey Rourke che mette faccia e carattere in un personaggio difficile da dimentare come sarebbe impossibile immaginarlo interpretato da altri. Fra tante sequenze madri che ne delineano la personalità, quella del supermercato è la più diretta e appagante. Fin dalla negazione della propria identità (la richiesta di correzione del nome sul cartellino o il continuo ribadire "Randy" come nome di appartenenza). Il giocatore/attore è uno e uno solo ma il gioco mischia le carte; Aronofsky bara di struttura, di locazione, di inquadratura. Ogni sequenza porta a nuove sorprese e Rourke regge benissimo il gioco, per questo il destabilizzante crescendo nel supermercato appare come la cosa più naturale di questo pianeta per un pesce fuor d'acqua giunto al momento errato nel posto sbagliato, così vivo, finalmente così reale.

2 - Lo spogliatoio



Leit-motiv dell'intero film, all'interno del quale marcantoni di varia etnia si scambiano pacche sulle spalle, condividendo sporadici pensieri sul metodo di lotta, ridendo assieme al proprio occasionale sfidante mentre delineano prospettive indicative - seppur dolorose - su quanto mostrare in scena. Con la sincerità e consapevolezza di chi è ben conscio di dover timbrare il cartellino assieme ad altri come lui, uguali per aspettative e precarietà lavorativa, uniti da una vicinanza estemporanea ma mai tanto affine, senza necessità di spiegarsi in quanto così simili nell'unicità che li contraddistingue. The Ram vince sempre. Non perde mai perchè la vittoria del vecchio leone è ciò che la gente vuole vedere e i suoi sfidanti non solo lo accettano, promettendosi una birra a fine spettacolo, ma lo caldeggiano. Perchè sanno come funzionano le cose e Aronofski assieme a loro.

1 - Freeze on Randy..



..in mid-air, glorious and immortal [dalla sceneggiatura]
L'epica al suo stato massimale. Climax di un crescendo cinematograficamente impeccabile, raggiunto a fatica contro la previsione di tutto (la disfuzione cardiaca, gli acciacchi dell'età) e tutti (il medico, Cassidy). L'attimo di apice glorificante è un'istantanea irripetibile all'interno della carriera di un personaggio che duole abbandonare, a fine film. Entra nel mito diventando un'immagine, una percezione di rivalsa personale prima che professionale. E la cosa meravigliosa è che sembra di assistere per la prima occasione ad una storia in realtà raccontata centinaia di altre volte.

Worst

5 - La tizia che entra nella toilette..



..e dice "trovatevi una fottuta stanza!". Un po' di discrezione, suvvia. Ma la sniffata+scopata nel cesso era proprio necessaria a determinare gli estremi caratteriali di Randy?

4 - Una birra



Marisa Tomei è bellissima e bravissima ma il suo personaggio (la spogliarellista unica amica-confidente di Randy) assume toni sempre più drammatici, al punto da sconfinare nel pieno melodramma con la fuga dal lavoro pur di assistere allo spettacolo clou di The Ram. Nulla di male, se non fosse per le lungaggini che vorrebbero delineare un rapporto basato sulla fascinazione del loser gentile. La parte maggiormente banale quanto necessaria.

3 - Fili mi



Chi non vorrebbe come padre (rigorosamente assente) un'ex star del wrestling spiantata e cocainomane? Risposta, Evan Rachel Wood. Ok tutto (il riavvicinamento suona un po' frettolosamente posticcio) ma la strigliata finale è davvero troppo, povero! Concludere in modo inaspettato una trama dagli esiti apparentemente scontati non significa uscirne con credibilità.

2 - Una lacrima sul viso



Sorpresa! La pluricelebrata scena della lacrima funziona e lui riesce a commuovere con poche parole mirate, roba che prenderebbe al cuore anche il peggior Scrooge o Grinch del pianeta. E' un bel momento di cinema, poco da dire. Ma possibile che ogni recensione si debba scorticare le mani nell'applaudire la capacità lacrimatoria di Rourke, ignorando il lavoro ben più sottile e complesso compiuto dall'attore nel profilare tale identità ai margini? Facile riempirsi la bocca di testimonianze sulla rinascita di Rourke (terribile lo strillo sulla locandina statunitense) ma è davvero difficile trovare argomenti in supporto che non siano di allucinante puerilità.

1 - La vecchia del supermercato


Ci ho creduto. Fino alla fine ho sperato che Randy le facesse una suplex di quelle dolorose sul serio.

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