giovedì 30 ottobre 2008

La mummia - La tomba dell'imperatore dragone


Regia: Rob Cohen
Durata:1 h e 42 m
Un imperatore cinese parecchio incazzato (Jet Li) decide di edificare la Grande Muraglia sui resti degli schiavi soggiogati. Dopo millemila anni si risveglia senza perdere il vizietto del gigantismo. Tocca agli O'Connell (padre, madre, zio e figlio) sventare la minaccia aliena.

Best

5 - Titoli di coda

I credits passano su sequenze in stile pittorico. Nulla che altrove non sia già stato fatto (meglio) ma l'apprezzabile soffio un po' naif da avventurello d'altri tempi è pur sempre gradito.

4
- Anthony Wong

Il sovrintendente nel dipartimento di polizia in Infernal Affairs. Prima e dopo ha fatto qualcosa come centocinquanta (150!) film. Timbra l'assegno con carisma, presenza scenica, magnetismo attoriale. Viene sottostimato da una sceneggiatura claudicante che prima lo fa picchiare dagli yeti e poi lo pone a cavalcioni del drago. Farà una bruttissima fine. Impossibile provare pena per tanto spreco di mestiere.

3 - Gelsomino lo yak vomitino

Che lo yak vomitoso sia il personaggio migliore del film lo si capisce fin dal suo primo conato. Una presenza che aleggia costante, quasi indicativa di molti intenti registici.

2 - L'armata delle tenebre


La coreografia è quella standard da battaglia campale post-Signore degli Anelli; due contrapposti eserciti di cadaveri deambulanti si scontrano con visuale dall'alto e comparse moltiplicate random dall'effettistica del caso. La costruzione geometrica rende evocativamente effimera ogni composizione dei plotoni, ridotti a segni pittorici su tela sabbiosa e mescolanza di bianchi Vs. neri. Pochi momenti dal gran fascino.

1 - Le avventure del giovane Indiana Jones


Trappole mortali e letali meccanismi in difesa di tombe e sepolcri sono un fondamento dell'archeologia cinematografica. Fortunatamente, la discesa di Alex O'Connell nella tomba dell'imperatore bazzica più dalle parti dei classiconi piuttosto che delle cialtronerie tombraideresche di sorta, ritrovando un genuino gusto per la progressione dell'impresa.

Worst

5 - Once upon a time in China

Il prologo ambientato nell'antica Cina dura troppo e nonostante questo riesce a spiegare poco e male su tempo storico, situazione geopolitica e personaggi. Aggiungiamoci la scena cialtrona con i sicari e gli ancor più miasmatici siparietti sentimentali per ottenere il perfetto vademecum su come non andrebbe iniziato un buon film d'avventura. Alla fine del film ancora non si capisce perchè Jet Li voglia conquistare il mondo, benchè l'invidia del pene sia l'ipotesi più accreditata.

4 - John Hannahahah ah..

Una volta faceva il bravo attore inglese con faccia inglese e accento inglese. Oggi è uguale ad allora ma meno bravo, forzatamente posto come spalla comica che delle tempistiche comiche si pulisce il culo. Del resto, con battute tipo "ho le chiappe in fiamme! sculacciami! spegnimi le chiappe!" o "odio le mummie, non sono mai leali!" è difficile anche solo capire per quale motivo i protagonisti si vogliano trascinare appresso una simile zavorra umana.

3 - Perchè l'imperatore è dragone

Per dare senso al titolo, un minuto di film è occupato dalla trasformazione di Jet Li in.. drago. A tre teste. Ma scommetto che non riesce a trasformarsi in un topolino! E tantomeno in un convincente effetto in computer grafica.

2 - Inseguimento col botto


Durante l'inseguimento a Chinatown i buoni fanno accidentalmente esplodere un tram strapieno di civili. Suona quasi sovversivo, roba da politica Bush. In realtà ad infastidire è la sequenza che mostra i pendolari asiatici scapparsene dai finestrini urlando "al fuoco! aiuto! fuori fuori!!". Nel film non si farà mai male nessuno, eccetto due cattivi cattivissimi.

1 - Gli abominevoli californiani delle nevi



Spuntano fuori così, come una squadra di football composta da americani che si battono il cinque dandosi reciproche pacche sulle natiche pelose. Aiutano i buoni tirando calci volanti ai cattivi. Poi se ne tornano sui monti a far camporella. Hanno detto di loro:
- Reinhold Messner: "Lo yeti che ho incontrato me lo ricordo diverso anche se ugualmente gaio"
- Sasquatch di Alpha Flight: "Avrei dovuto partecipare con un cameo ma hanno preferito usare il budget del mio catering per realizzare gli effetti speciali"
- Roberto Calderoli: "La fogna va bonificata e visto che l'Hymalaia oggi è diventato una fogna bisogna eliminare tutti gli yeti, con qualsiasi strumento, e non solo fingere di farlo perché magari anche gli yeti votano"

domenica 26 ottobre 2008

-2 Livello del Terrore


Regia: Franck Khalfoun
Durata: 1 h e 38 m
Angela (Rachel Nichols) si trattiene in ufficio durante la vigilia di natale. Rimasta sola all'interno dell'edificio, viene presa di mira da una sinistra guardia di sicurezza con carenze affettive (Wes Bentley).

Best

5 - Frenchman in New York


Ok, il pacchetto non andrebbe scartato ma la confezione del solito Maxime Alexandre è quantomeno pulita e ben presentata.

4 - Dog Soldier

Un tabù del cinema mainstream statunitense consiste nell'evitare la morte violenta ed esplicita di animali domestici, se non ammorbidita da tanta ironia o abbondante fuori campo. Qui un cane viene massacrato con inaudita cattiveria. Non è Kim Ki-duk (serve specificare il fatto che proprietario del cane sia il malvagio e che la morte è causata da un atto di autodifesa?) ma spiazza proprio per la divergenza del contesto.

3 - Lo psicopatico della porta accanto


Una personcina sola o meglio abitudinaria della solitudine, in cerca di compagnia obbligata a accondiscendenti frustrazioni. Se non fosse per l'incipit e la violenza insita nel rapimento, inizialmente si sarebbe quasi portati a simpatizzare nei confronti dell'ingenua accomodanza di un tizio obbligato a lavorare la notte della Vigilia di Natale. Poi si pensa che c'è di peggio del lavorare la notte della Vigilia di Natale. Tipo non avere un lavoro o essere un pluriomicida con l'espressione catatonica di Wes Bentley.

2 - Tesoro, mi è entrato un bruscolino nell'occhio



Questo sembra fare male, molto.

1 - P2



Di Propaganda non ve n'è alcuna traccia, tuttavia l'apporto scenografico è adeguato nel definire una dimensione architettonica di utilizzo conosciuto e abitudinario dentro la quale collocare il gioco del gatto contro il topo. Del resto i parcheggi interrati sono davvero inquietanti. Tutti.

Worst

5 - La sequenza di apertura



Se volevano stupire con i titoli di testa si sarebbero potuti inventare qualcosa di meno palloso. Inoltre ha l'aggravante del definire in modo inequivocabile la posizione dell'assassino, vanificando alcuni discreti presupposti da "ci è o ci fa?".

4 - Miss Maglietta Bagnata



Rachel Nichols è un incrocio da laboratorio fra il DNA di Mena Suvari e la coniglietta che Hugh Hefner tiene dentro l'armadio delle buone occasioni. Dal ventesimo minuto in poi se ne gira in sottoveste e, per effetto di causa e conseguenza, a un certo punto ci scappa il getto d'acqua. Ma esporre le sise e spezzarsi un'unghia non basta a farne una scream queen meritevole di menzione.

3 - Due morti pleonastiche



Uno viene ripetutamente investito con la macchina e maciullato contro la parete del parcheggio. L'altro invece.. boh, non ricordo più quale brutta fine faceva l'altro. Comunque sono entrambi messi lì solo per ricordarci che nel film c'è un ragazzo con qualche problemino, ecco.

2 - Contrappasso non legiferato



Promemoria: non apostrofare con "stupidissima troia del cazzo" la donna che avete torturato da poco, soprattutto se siete inermi e ammanettati ad un'auto che perde carburante. La frase scatenante porta la bella indifesa a vendicarsi con tanto di frase ad effetto. Il compiacersi dell'agonia in nome di un presunto senso di giustizia è francamente aberrante e verrebbe voglia di reclamare a gran voce la schietta retorica reaganiana degli anni ottanta.

1 - Ahya!



Il produttore Alexandre Aya si porta dietro lo sceneggiatore fidato e mette alla regia l'amico Franck Khalfoun (era il benzinaio "accettato" in Alta Tensione). Ma al parcheggio sotterraneo mancano le fondamenta e si respira troppa aria di approssimazione; dal soggetto al montaggio, dal casting alla pura messa in scena. Come una bozza malamente accennata o una prova generale in vista della bella copia riveduta e corretta. Che non c'è.