giovedì 1 gennaio 2009

Passengers


Regia: Rodrigo García
Durata: 1h e 32m
In seguito ad un orribile disastro aereo la giovane psicoterapeuta Claire Summers (Anne Hathaway) viene invitata dal suo mentore (Andre Braugher) ad offrire supporto psicologico alle uniche dieci persone sopravvissute all’incidente. L’incarico di Claire si complica ulteriormente quando conosce Eric (Patrick Wilson), uno dei passeggeri, che rifiuta il suo aiuto e sfrutta l’incidente per corteggiarla apertamente, mentre Claire cerca con tutte le sue forze di mantenere un distacco professionale. Nel frattempo, gli altri pazienti tentano di mettere a confronto quello che ricordano dell’incidente, ma i loro ricordi sembrano non corrispondere alle spiegazioni ufficiali rilasciate dalla linea aerea. Proprio quando nelle loro memorie inizia a riaffiorare il ricordo di un’esplosione in volo, i passeggeri cominciano a sparire misteriosamente e Claire sospetta che dietro alla loro scomparsa ci sia proprio la compagnia aerea. Determinata a scoprire la verità, Claire si troverà sempre più coinvolta in una cospirazione, oltre che nella relazione con Eric, in un’escalation che cambierà per sempre i loro destini. [dal PressBock]

Cazzarola, spossante fin dalla sinossi... [ndDoom]

Best

5 - Patrick Wilson



Il suo non sarà certo un ruolo da ricordare ma rimane uno dei migliori attori della nuova generazione "giovane, bello e abbronzato", lanciatissimo dopo le impeccabili interpretazioni nei begli indipendentoni Hard Candy e Little Children. Aspettando Watchmen.

4 - Lost in time



Fin dai titoli di testa è impossibile non pensare allo spunto che ha dato il via al serial televisivo di Abrams. Le analogie si fermano all'aspetto figurativo ma lasciano comunque presagire sviluppi più intelligenti e intriganti di quanto si riveleranno poco avanti.

3 - Cigarette Smoking Man



Ohhhhh, c'è l'Uomo che Fuma! Forse dovrebbe smettere, giacchè pare messo assai più maluccio dello zombie che dovrebbe impersonare. Cameo di gran spolvero, comunque.

2 - Rodrigo Gàrcia



La passione per la psicanalisi gliela si leggeva fin dagli script televisivi (è autore di In Treatment e regista di alcuni pilot stagionali per Sex Feet Under). In effetti, il tentativo di porre il thriller soprannaturale sul lettino della verbosità introspettiva risulta potenzialmente interessante, col pregio di non calcare la mano sull'aspetto fantastico, anzi quasi ignorandolo per 3/4, preferendo focalizzare l'attenzione su dinamiche comportamentali e intrecci relazionali. Scommessa persa perchè le cose da dire rimangono pochine e a un certo punto bisogna pur giungere al bandolo della matassa, fin troppo aggrovigliata da demeriti di sceneggiatura (impossibile prendere sul serio la storia della cospirazione, trattata com'è con così poca convinzione e totale mancanza di senso del pericolo).

1 - Check-in



Versatile quanto basta, David Morse ha quella faccia da bonaccione flemmatico che nasconde più di un segreto. Qui - nelle vesti di un funzionario della compagnia aerea responsabile dell'incidente - è protagonista nella migliore sequenza dell'intero film; il confronto al check-in dell'aeroporto con un sopravvissuto in cerca di risposte. Il suo reticente silenzio è forse l'unico sussulto di emozione vera offerto da Passengers.

Worst

5 - Di aiuti e impedimenti

Lei deve aiutarlo a ricordare.
Lui deve impedirlo a tutti i costi.
Lui deve.. impedirlo?! E deve farlo a tutti i costi?!? All'interno del film si inserisce piuttosto un maldestro discorso di negazione, per cui sia lui che lei cercano di nascondere la verità a loro stessi. E casomai è proprio lui, sul finire, ad aiutare lei "a ricordare". E poi quel "mistero ad alta quota" che lo spaccia per una sorta di "Passenger 57 - Terrore ad alta quota" o "Flightplan - Mistero in volo" - quanta creatività nella scelta del sottotitolo. I testi potranno anche essere scritti da una scimmia a tre teste ma che almeno una di esse si premuri di vedere il film.

4 - Twisted Ending (prima parte)



Ovvero il colpo di scena che ribalta la prospettiva dello spettatore nei confronti dei personaggi e del racconto. Qui si intuisce dopo 5 minuti dall'inizio o anche solo leggendo due righe di trama. Allora ricapitolando: la Hathaway ha in cura i sopravvissuti al disastro aereo. Da certi comportamenti e reazioni si intuisce fin da subito che qualcosa della loro umanità è andato perduto. Tipo.. la vita? Uno pensa che no, mica possono adottare la soluzione tanto scontata e passarla liscia. Ma in fondo ha valenza non il pretesto bensì la coerenza e l'apodittica con cui viene motivato. Ecco, per giustificare l'ingiustificabile (come mai lei ed altri personaggi interagiscono con le anime dei defunti?), col colpo di culo finale viene rivelata la presenza della protagonista sull'aereo e quindi fra le vittime della tragedia. Piena canonicità di genere.

3 - I want to disbelieve



Siete fantasmi, ectoplasma al limite utile ad infestare qualche frequenza radio universitaria.. cosa cacchio ve ne andate in giro sulla barchetta!! Il mare come metafora di infinito, di viaggio verso meta sconosciuta, simbolo di vastità incerta? Ma che finale è... aridatemi la cara, vecchia luce bianca! E poi ancora la fisicità dei personaggi costantemente anteposta ad una ispirata logica metafisica o spirituale (salvo uscirsene con l'intangibilità corporea, all'abbisogna). Sorvolando sul vertice di stucchevole melassa che setta nuovi termini nella definizione di "finale riconciliante". L'analoga chiusura degli ultimi Mulder e Scully ora mi sembra un po' meno idiota.

2 - Quando la noia è mortale



Escluso l'ultimo quarto d'ora, non succede nulla. Non. Succede. Un benemerito. Nulla. Al 40esimo minuto sei lì che guardi l'ora, sperando sia uno di quei mediometraggi spacciati come lungo pur di trovare sbocco in sala per vie distributive ufficiali. Invece no. Dura 92 interminabili minuti e - ridendo di voi - ve li farà pesare tutti, lasciandovi morire di inedia emozionale. Se uno non ha niente da dire frequenta forum di cinema o si iscrive su Facebook. Non si mette a fare un film per riempirlo di gente triste che gira per stanze e dipinge sui muri in attesa di sparire o di essere spiegata, male, dal finale.

1 - Twisted Ending (seconda parte)



Ho in grande antipatia i film che barano con lo spettatore e Passengers lo fa, non fornendo i mezzi per comprenderne i meccanismi e potersene infine uscire col più idiota degli escamotage. Dove eravamo rimasti? Ah si, sono tutti morti. Non solo. Vivendo in una sorta di limbo causato dagli struggimenti rimasti in sospeso nella vita terrena (e non si capisce perchè i sopravvissuti siano solo 10, che gli altri eran tutti fancazzisti privi di desideri o aspettative?), le anime alla deriva necessitano di essere traghettate verso l'aldilà da parenti/amici/animali domestici che già scorrazzano per le praterie celesti. Ma questi mica si presentano dicendo: "we.. guarda che sei stecchito, andiamo a farci una pinta di quella buona al piano di sopra, va..". No, si manifestano in determinati ruoli tipo il detective o la vicina di casa, per generare ulteriore confusione nell'anima in pena che chissà come mai non riconosce il proprio insegnante scolastico, il padre o la zia. Ooookay, qui qualcuno dovrebbe smetterla col peyote a colazione.

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